È ormai risaputo che Malta è un paradiso fiscale molto attraente che ha saputo accogliere gli investitori stranieri con aliquote convenienti e basse tassazioni su varie voci economiche, come gli interessi sui prestiti o le royalty maturate con brevetti o marchi.
Quello che forse non sapete è che Malta è stata da poco classificata come un paradiso fiscale “a lavandino”, cioè con una giurisdizione capace di assorbire ed eludere una quantità “sproporzionata” di valore tassabile dal sistema economico in relazione al suo PIL. Un sistema che si conferma efficace per attirare e mantenere i capitali stranieri. Questo è quanto riporta un’indagine della rivista scientifica Scientific Reports, che ha analizzato la destinazione delle proprietà di quasi 100 milioni di aziende.
Oltre ai centri finanziari “a lavandino”, come Malta, esistono anche quelli definiti “a condotta”. Quest’ultimo termine definisce quelle destinazioni intermedie, in cui i capitali passano per poi confluire nei veri e propri paradisi fiscali: alcuni esempi? Paesi Bassi, il Regno Unito, Svizzera.
Enti autorevoli come la rete Tax Justice Network o il Fondo Monetario Internazionale stimano che se le multinazionali dichiarassero i loro profitti nel paese che di fatto ospita le attività economiche, pagherebbero una tassazione annua basata su un fatturato tra i 500 e i 650 miliardi di dollari.
I centri finanziari offshore invece, grazie alla loro bassa tassazione e la regolamentazione flessibile, agevolano enormemente i contribuenti per essendo sempre di più sotto il controllo delle autorità.
In questo contesto, come si sta muovendo il governo di La Valletta? Negli ultimi anni, Malta ha modificato il suo sistema di imposizione fiscale: a determinate condizioni, facili da soddisfare, l’aliquota sui profitti d’impresa ufficialmente al 35% può scendere fino al 5%: un vantaggio notevole rispetto al tasso standard di imposta sul reddito nel resto d’Europa. Sono quindi in molti a sostenere che è Malta la nuova terra promessa per chi fugge dalle tasse anche se il Ministro delle Finanze maltese ha sempre difeso il sistema di imposizione delle tasse dell’isola, definito come pienamente conforme alle normative in materia di trasparenza fiscale.
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