Il paradiso fiscale più gettonato, soprattutto dai piccoli e medi imprenditori del Nord-Est, si trova a pochi chilometri dal confine Italiano in Austria.
Sembra proprio che lì, a soli dieci minuti di macchina dalla provincia di Bolzano, il denaro di molti italiani trovi un porto più sicuro che in patria, dove regnano la preoccupazione per il debito pubblico in aumento, l’incertezza per la situazione bancaria, l’altalena dello spread e la sfiducia le politiche economiche nostrane, ma soprattutto: la patrimoniale. È lei il timore numero uno degli italiani e una delle ragioni del successo delle banche austriache. Lo Stato italiano non può toccare denaro custodito sotto l’autorità austriaca, per questo, in caso di patrimoniale, nessuno potrà obbligare gli istituti bancari a versare soldi in patria. Una buona fetta di questi risparmi italiani in Austria è custodita a Sillian, un comune di 2.000 abitanti nel distretto di Lienz, in Tirolo. Qui, la Raiffeisenbank -un istituto talmente sensibile ai capitali nostrani che su 53 dipendenti 7 sono italofoni e offrono consulenza in lingua- non riesce a soddisfare le moltissime richieste di tutti quei risparmiatori che arrivano ogni giorno dall’Italia in cerca di fiducia, sicurezza e vicinanza per i loro quattrini.
In generale, da anni, i depositi italiani nel paradiso fiscale austriaco si attestano miliardi di euro. Ma nel 2018 si è registrato un forte aumento: i circa 1.300 milioni del settembre 2017 sono diventati oltre 1.400 milioni nell’agosto 2018. È ovvio che anche la Guardia di Finanza, con discrezione, stia intensificando i controlli. La preoccupazione di Bankitalia e Fiamme Gialle è rivolta non solo ai movimenti di capitale meno evidenti, che si svolgono al riparo dal fisco. Ma anche verso le operazioni sotto gli occhi di tutti, come lo spostamento delle sedi aziendali oltre confine: da gennaio a giugno 2018, infatti, sono state ben 18 le imprese italiane che si sono trasferite in Austria per un totale di 194.
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