La lista grigia dei paradisi fiscali stilata dall’Ecofin, dal 10 Ottobre ha perso uno dei suoi componenti principali: la Svizzera. Il Paese, per mantenere la sua centralità sulla Piazza finanziaria, ha deciso di non puntare più sulla segretezza, bensì sulla sua capacità di attrarre campioni Fintech.
Dal 1° Gennaio 2020 entrerà in vigore la nuova riforma fiscale, con cui la Svizzera aderirà alle norme dell’OCSE e dell’UE; erano anni che nel Paese sia le grandi banche che le boutique di Ginevra, Lugano e Zurigo, si stavano preparando a questo momento.
La grande crisi finanziaria del 2008 che ha colpito i maggiori Paesi mondiali, ha dato il via ad una vera e propria corsa ai paradisi fiscali, ma già in quegli anni la Svizzera ha investito ingenti capitali in modo da attrarre aziende specializzate nell’universo Fintech.
Un ruolo importante in questo scenario è stato quello della Switzerland Global Enterprise (S-GE) che, oltre a promuovere le esportazioni internazionali delle imprese svizzere, ha lo scopo di informare i potenziali investitori esteri sui vantaggi e sulle condizioni della piazza economica elvetica. Tra i mercati target del programma ci sono gli Stati Uniti, la Francia, la Germania, l’Italia, la Gran Bretagna, la Russia, la Cina, l’India, il Giappone e il Brasile.
Come mai la Svizzera ha sempre avuto questo ruolo così centrale? La S-GE la considera come la piazza economica più competitiva al mondo, grazie alla sua capacità di innovazione, all’elevato sviluppo tecnologico, al sistema economico liberale, alla sua stabilità politica e agli stretti rapporti con i mercati esteri. Il Paese, inoltre, è dotato di un’eccellente sistema formativo e sanitario, di un’elevata qualità della vita, di un sistema fiscale competitivo, ha bassi costi del capitale, una stabilità monetaria, un solido potere d’acquisto, una tassazione moderata e una stabilità sia economica che politica.
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