Oggi vogliamo parlarvi dello scambio internazionale di informazioni fiscali e di come questo possa interessare i possessori di un conto offshore.
Forse non tutti sanno che gli stati membri dell’UE hanno la facoltà di scambiarsi in maniera automatica alcune informazioni finanziarie e che questo protocollo rappresenta un importante strumento di contrasto all’evasione fiscale tra i paesi. La voluntary disclosure relativa al conto offshore e agli asset finanziari ha portato, tra il 2009 e il 2019, quasi 100 miliardi di euro di entrate fiscali aggiuntive nelle casse dei Paesi del G20.
Questi risultati sono emersi proprio al vertice G20 che si è tenuto qualche mese fa a di Fukuoka, in Giappone. In questa occasione i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche centrali del G20 hanno analizzato in maniera globale la situazione dell’economia mondiale avanzando gravi preoccupazioni per il suo futuro. Sono stati trattati molti temi tra cui quello dell’evasione fiscale e della più grande iniziativa mai realizzata nella storia per contrastarla.
Dovete sapere, infatti, che i depositi bancari nei conti offshore sono aumentati in maniera esponenziale fino al 2008, data in cui Paesi hanno aderito a standard più elevati di trasparenza, a seguito dei quali i depositi hanno registrato una caduta del 34%. In particolare, lo scambio automatico di informazioni ha portato i centri offshore ad una perdita stimabile tra il 20 e il 25%.
Questi dati sono emersi dallo studio dell’Ocse e resi noti durante la riunione di Fukuoka dei ministri delle Finanze. Il segretario generale Angel Gurria ha dichiarato che risultato è stato reso possibile grazie all’avvio dello scambio automatico di informazioni attuato attraverso 4.500 accordi bilaterali tra gli Stati. Si tratta quindi di un efficace strumento per contrastare sicuramente l’evasione fiscale ma anche quelle strategie di pianificazione fiscale aggressiva con cui le aziende possono trasferire gli utili in Paesi a minore imposizione fiscale.
I Ministri del G20 sostengono che servono standard comuni per lo scambio automatico di informazioni fiscali fra le amministrazioni degli Stati membri dell’Ue. Standard che sappiano individuare nelle fasi del procedimento su cui concentrare le verifiche sulle modalità di assunzione delle informazioni. E serve sicuramente più attenzione ai profili legati alla tutela dei dati personali.
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