I ricchi usano ogni mezzo a loro disposizione per sfuggire ai controlli e portare denaro nei paradisi fiscali. Dobbiamo rafforzare i controlli.
Parole di José Ángel Gurría, segretario generale dell’OCSE, pronunciate durante l’ultimo Forum economico mondiale di Davos.
La cittadina svizzera ogni anno ospita e mette a confronto esponenti illustri della politica, dell’economia e del giornalismo per discutere sulle questioni globali più urgenti, anche in tema di economia.
Le preoccupazioni di Gurría sono supportate da dati esorbitanti: la ricchezza offshore mondiale ammonta a 7.500 miliardi di euro, di cui un quinto almeno appartiene a dinastie europee che non pagano le tasse. Quali sono i Paesi europei con la maggiore ricchezza offshore? In primis la Germania con più di 300 miliardi di euro. Poi la Francia, il Regno Unito, e l’Italia con quasi 150 miliardi di euro.
Da qualche anno l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha adottato un sistema che permette di condividere automaticamente dati e informazioni finanziarie tra i Paesi aderenti, attualmente 103. Tra questi compaiono anche alcuni stati che si sono arricchiti per anni sul “segreto bancario” attraendo da ogni dove liquidità finanziarie: parliamo di Paesi come Svizzera, Lussemburgo, Isole Cayman. Il Common Reporting Standard ha dato importanti risultati che Gurría ha rivendicato a Davos, durante la presentazione dello studio intitolato “Tax unfairness in the European Union”.
Ma come funziona il CRS? Facciamo un esempio: all’apertura un conto in un paradiso fiscale viene inviata seduta stante una notifica all’Agenzia delle Entrate del paese di residenza dell’intestatario. L’Agenzia utilizza poi i dati recepiti nell’ambito della ordinaria attività di accertamento. Questo scambio di informazioni ha permesso di recuperare per ora più di 100 miliardi di euro di tasse. Questi scambi di informazioni con investigazioni e confronti incrociati di dati tra i vari Paesi possono essere utili anche ad arginare alcune complesse gestioni di patrimoniali.
L’attività sinergica tra Paesi, con obiettivi comuni, può velocizzare le indagini e avere un impatto enormemente maggiore sul sistema fiscale globale. La lotta all’evasione fiscale sembra avvalersi sicuramente di strumenti sempre più sofisticati e condivisi.
Ma non bisogna illudersi: tra i paradisi fiscali nell’Unione Europea e negli Stati Uniti e la crescita incredibile di patrimoni offshore cinesi e di altri Paesi non OCSE, la ricchezza fantasma continuerà a prosperare.
Per avere maggiori informazioni sui paradisi fiscali o sull’apertura di nuove società e conti offshore nel mondo, non esitare a contattarci.