Società offshore connesse ad appalti pubblici UE

Appalti pubblici UE connessi a società offshore

Si stima che solo in Italia oltre 2 miliardi di euro in appalti pubblici siano andati ad aziende connesse a società offshore. E parliamo solo degli ultimi 10 anni.

La quota più importante di questi appalti, secondo una recente indagine, sembra essere collegata a due centri offshore in particolare: Svizzera e Hong Kong, seguiti da Uruguay, Liechtenstein ed Emirati Arabi. Ovviamente il fenomeno non è solo italiano: gli appalti pubblici piacciono molto alle società offshore. Nei paesi UE, si parla di un giro d’affari di quasi 60 miliardi di euro dal 2007.

Sembra che Regno Unito sia il Paese in testa con il numero maggiore di imprese vincitrici di appalti pubblici legate società offshore: le sedi preferite sono Bermuda, Isole Vergini Britanniche e Svizzera. Il Paese della regina Elisabetta è seguito da Spagna, Polonia, Estonia, Portogallo e Olanda, mentre l’Italia si posiziona a un buon nono posto.

In generale, il paradiso fiscale prediletto per i pubblici appalti risulta essere la Svizzera, che da sempre stringe legami economici privilegiati con l’Unione Europea, grazie anche alla sua posizione geografica.

La stima fatta dai ricercatori potrebbe in realtà rappresentare solo parzialmente la situazione, visto che l’indagine a cui facciamo riferimento, svolta dalla società di consulenza Datlab (società di analisi dati focalizzata sul settore degli appalti pubblici) insieme ai ricercatori dell’Università di Cambridge e Charles, ha potuto prendere in considerazione solo il 10% di tutti i fornitori governativi: per gli altri, grandi difficoltà nel reperire informazioni. 

Il fenomeno di aggiudicazione di contratti pubblici da parte di società offshore con sede nei paradisi fiscali è in crescita: in Europa, il numero di gare vinte da queste imprese è aumentata, nonostante i rischi connessi: in primo luogo, il Paese appaltante rischia perdite di denaro a causa del dirottamento degli utili verso i paradisi fiscali. Inoltre, la complessa composizione societaria delle imprese di questo tipo, potrebbe rendere assai complicata l’identificazione dei beneficiari nascosti, con il rischio che non possano emergere eventuali conflitti di interesse. 

È evidente quindi che il settore dovrebbe essere meglio regolamentato per evitare perdite economiche e conflitti giuridici.

Ma la volontà di regolamentare il fenomeno è ancora tutta da valutare. Un dato deve farci riflettere: i paradisi fiscali che maggiormente sono coinvolti nel fenomeno, rientrano tutti nella famigerata lista nera dei paradisi fiscali dell’Unione europea. Nonostante ciò, la stessa Europa ha fornito in 12 anni, 56 miliardi di euro a questi paradisi fiscali da lei stessa segnalati. La strada verso la trasparenza sembra essere ancora lunga, contattaci per saperne di più.