Secondo l’edizione 2020 del Financial Secrecy Index del Tax Justice Network, l’organizzazione che si occupa di controllare l’attività fiscale nei paradisi bancari, il primo paradiso fiscale al mondo sono sempre le Isole Cayman.
Alla fine del 2019 le Cayman ospitavano circa 10.000 fondi d’investimento, 130 banche, 150 trust e quasi 700 compagnie assicurative: un patrimonio valutabile intorno ai 7.000 miliardi di dollari.
Vi avevamo già raccontato che, forse vittima delle prime schermaglie tra Londra e Bruxelles, le Cayman sono state di recente inserite nella fatidica black list insieme a Belize, Fiji, Oman, Samoa, Trinidad e Tobago, Vanuatu, Samoa Americane, Guam e Isole Vergini.
L’altra grande novità in fatto di paradisi è il sorpasso degli Stati Uniti sulla Svizzera: per la prima volta la confederazione elvetica si deve accontentare del terzo posto.
Ricordiamo che le misure adottate dal governo Usa nella maxi riforma fiscale del 2017 puntavano a far rientrare in casa dai paradisi fiscali, gli utili delle multinazionali americane. Le aziende statunitensi hanno beneficiato del calo delle aliquote dal 35 al 21% e hanno rimpatriato dalla Svizzera 87 miliardi e 200 milioni di dollari in patria.
Gli altri Paesi che hanno visto delle somme considerevoli partire in direzione Stati Uniti sono l’Irlanda, il Lussemburgo e i regimi fiscali speciali dei Caraibi.
Gli Usa, in generale, hanno garantito segretezza e agevolazioni fiscali per i non residenti, sia a livello federale che a livello dei singoli Stati. Inoltre, non hanno obblighi verso il Common reporting standard (Crs) dell’Ocse, lo standard globale per lo scambio di informazioni.
Un altro dato da segnalare è la situazione della Gran Bretagna che scala posizioni assestandosi, nel 2020, al 12° posto della graduatoria rispetto al 23° della classifica 2018. Undici posizioni in due anni che alimentano il sospetto che Londra punti a diventare a breve un nuovo paradiso fiscale in seno al vecchio continente.
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