La posizione del paradiso fiscale olandese sulla proposta di emettere dei “corona bond” è chiara. Il premier Mark Rutte ha ribadito la sua opposizione affermando, in una recente conferenza stampa, che “emettere degli eurobond vuol dire attraversare la frontiera verso un’unione di trasferimento, di mutualizzazione dei debiti e noi non lo vogliamo”.
La proposta era stata avanzata nelle ultime settimane da Italia e Francia con l’obiettivo di far fronte alle conseguenze economiche innescate dall’emergenza sanitaria. Una misura del genere richiederebbe sicuramente l’emissione di un debito comune, ossia che ogni Paese metta il suo contributo finanziario a garanzia dei bond. Ma come si spiega la reazione dell’Olanda?
Innanzi tutto l’emissione di obbligazioni una tantum per tamponare la crisi economica potrebbe costare ai contribuenti olandesi 10-15 miliardi di euro. Ricordiamo infatti che, sotto molti aspetti, l’Olanda può essere considerato un vero e proprio paradiso fiscale. Basti pensare alla mancanza di ritenute d’imposta sui pagamenti in uscita, (effettuati dai residenti dell’UE verso paesi terzi) e alla mancata tassazione di royalty e interessi. Questo scenario in alcuni casi può addirittura comportare un’elusione fiscale totale.
Secondo l’Italia, ma anche la Spagna, le posizioni di austerity del governo olandese non terrebbero conto della situazione di emergenza in cui si trova l’intero continente, e non solo i Paesi attualmente più colpiti dal coronavirus. Insomma, mentre alcuni Paesi spingono per fornire una risposta europea alla crisi, altri non hanno intenzione di aprire i portafogli senza imporre delle condizionalità.
L’Olanda, infatti, non è l’unico paradiso fiscale ad opporsi alla misura. Si sono schierati contro anche Austria, Irlanda e Lussemburgo. Tutti Paesi che offrono un’aliquota molto più bassa rispetto a quelli che hanno richiesto la misura. Tuttavia non mancano le eccezioni, il governatore della banca centrale olandese Klaas Knot, infatti, ha preso le distanze dal governo, dando la sua approvazione a una rete di protezione internazionale.
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