L’Olanda è solo uno dei paradisi fiscali che si sono opposti agli eurobond. Ricordiamo che anche Austria, Irlanda e Lussemburgo hanno preso una posizione analoga a quella di Mark Rutte rispetto alle richieste di aiuto da parte dell’Italia.
Forse l’Europa dovrebbe tener conto del documento The missing profits of nations – I profitti perduti dalle nazioni, pubblicato dal National Bureau of Economic Research di Cambridge. Nel documento si evidenzia che ogni anno 20 miliardi di euro di imponibile sui profitti escono dall’Italia per essere dirottati dalle multinazionali con sedi in Paesi dalla fiscalità agevolata appartenenti alla stessa UE.
Prendiamo ad esempio l’italianissima Campari, la cui produzione è radicata in Italia dal 1860. Lo storico marchio di bevande, che oggi fattura 1,8 miliardi, alla fine di Marzo ha definitivamente spostato la sede legale in uno di quei Paesi che si oppongono strenuamente agli eurobond.
In un recente articolo, De Bortoli del Corriere della Sera ha posto l’attenzione su questo aspetto: Amsterdam è tra i paradisi fiscali preferiti non solo dalla Campari, ma anche da FCA, CNH e Ferrari, tutte aziende della famiglia Agnelli.
Il trasferimento in Olanda garantisce agli azionisti zero tasse sulle plusvalenze (in Italia sono tassate al 5 per cento). Si tratta dunque di uno Stato con un costo del lavoro inferiore a quello italiano, una burocrazia leggera, leggi certe e, soprattutto, un peso fiscale accettabile.
Anche il confronto con gli altri Paesi anti eurobond mette alla luce lo svantaggio dell’Italia: da noi la tassazione sugli utili tocca il 31,4%, rispetto al 20% richiesto in Svizzera e il 21% del Lussemburgo.
Il Lussemburgo tra l’altro è molto amato da altre grandi dinastie italiane come Ferrero, Del Vecchio, Della Valle, Montezemolo, Prada. D’altro canto, se i pensionati prendono la rotta degli eden low cost a basso impatto fiscale, gli imprenditori, che spesso a parole sostengono il governo, quando si parla di affari scelgono la strada più conveniente. E i paradisi fiscali convengono.
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