Conto offshore: le multinazionali e il Lussemburgo

Le multinazionali scelgono il Lussemburgo per aprire un conto offshore

In un precedente articolo abbiamo parlato di come ogni anno ben 20 miliardi escano dalle casse dello stato italiano per essere dirottati in qualche conto offshore nei Paesi europei con fiscalità agevolata. 

Perché, ricordiamolo, ci sono molti paradisi fiscali in giro per il mondo ma la maggior parte dei soldi delle nostre multinazionali rimane qui vicino, all’interno dell’Unione Europea. Nonostante qualche richiamo formale di Bruxelles, di fatto l’UE non ha alcun potere su questi paradisi fiscali interni perché le politiche fiscali restano una materia esclusivamente di competenza nazionale.

Ne consegue che Paesi come Olanda, Irlanda, Austria, Lussemburgo e la stessa Germania sanno attrarre capitali anche grazie anche allo spread e dunque al debito degli altri, perché sebbene ci siano una moneta unica e una Banca Centrale, i debiti pubblici sono espressi ancora con interessi nazionali.

E’ ovvio che questi Paesi, che godono di finanze pubbliche più bilanciate, non hanno interesse a mettere in comune il debito. Da qui la riluttanza verso alcune forme di aiuto ai tempi del Coronavirus, vedi gli eurobond.

Se da poco abbiamo parlato del caso Olanda, oggi vorremmo dire qualcosa in più sul Lussemburgo, un Paese che ha la capacità di attrarre più multinazionali degli Usa. I colossi che decidono di aprire qui il loro conto offshore sanno che in questo piccolo Paese operano 140 banche di 28 nazioni diverse con un patrimonio gestito di oltre 4mila miliardi di euro.

Il Fondo monetario internazionale ha evidenziato questa anomalia: come può il Lussemburgo, con appena 600mila abitanti, attrarre 4 trilioni di dollari (ovvero 6,6 milioni pro-capite), quanto gli Stati Uniti e molto più della Cina?

Secondo Fmi, questi investimenti diretti esteri sono diventati investimenti finanziari “fantasma” attraverso le scatole vuote dette “corporate shell”: non hanno attività e non conducono operazioni finanziarie ma servono a coprire le attività della holding, conducendo operazioni finanziarie infragruppo o gestendo asset per ridurre la tassazione globale.

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