Le società ltd nel Regno Unito stanno fronteggiando l’emergenza Coronavirus, in alcuni casi impegnandosi attivamente per risollevare l’economia del Paese, vessato dalle conseguenze derivanti dal lockdown sul piano finanziario e sociale.
Al momento sono cinque gli istituti di credito che hanno fatto un passo indietro rispetto al Coronavirus Business Interruption Loan Scheme (CBILS) previsto dal governo Johnson. A motivare questo stop improvviso l’enorme mole di richieste di prestiti da parte delle SME (piccole e medie imprese) britanniche.
Ad annunciare il cambio di rotta è stata British Business Bank, la società che di fatto si occupa della gestione del CBILS, che comprende 40 società disposte a concedere prestiti sostenuti dalle garanzie statali fino all’80%, con un margine di copertura di 12 mesi sugli interessi, garantito dallo stesso Ministero del Tesoro.
Tra queste, la società ltd Chamber Acorn Fund, che ha annunciato tramite un comunicato stampa che non dispone di liquidità sufficiente per poter evadere tutte le richieste pervenute. Un’altra ltd, Newable, ha dichiarato di aver dato disposizioni per la creazione di un dipartimento interno adibito alla gestione delle richieste, ben dieci volte superiori rispetto alle previsioni.
L’opinione pubblica tuttavia ha espresso alcune rimostranze sulle tempistiche necessarie all’ottenimento dei prestiti. Kevin Hollinrake e Seema Malhotra, due parlamentari appartenenti rispettivamente al partito conservatore e laburista, hanno infatti chiesto alla Financial Conduct Authority (FCA) di snellire la burocrazia per poter consentire alle aziende di ottenere quanto prima i fondi necessari alla retribuzione dei dipendenti, e al pagamento dei fornitori.
Nella Capitale intanto, i grandi gruppi bancari hanno sospeso i dividendi con l’intento di dirottare, quando possibile, i fondi destinati agli azionisti a sostegno delle SME, per garantire al Paese una rapida ripresa in termini economici.
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