Secondo Jean-Baptiste Colbert, ministro delle finanze del re Luigi XIV, l’arte della tassazione consisteva nello spiumare l’oca in modo da ottenere la maggior quantità di piume con il minor fastidio possibile. Com’è legata questa metafora alle società offshore?
Parte da questa considerazione James Kirkup, giornalista e direttore del Social Market Foundation, di cui riportiamo il pensiero, espresso sulla rivista inglese UnHerd, riguardo alla decisione di alcuni Paesi europei di non stanziare fondi a quelle società offshore che stanno chiedendo aiuti economici per l’emergenza coronavirus. Parliamo di Francia, Polonia e Danimarca e, seppur implicitamente, anche Gran Bretagna.
Partendo dall’assunto che, se si sceglie di pagare meno tasse, si va in fondo alla fila quando lo Stato stesso sta distribuendo denaro, Kirkup fa una riflessione sul concetto di “tasse”. Ecco un estratto della sua tesi.
“Originariamente le tasse erano una decima estratta dai monarchi per sostenere le loro famiglie. In seguito la tassa divenne un prelievo imposto per sostenere alcuni sforzi nazionali (l’imposta sul reddito del Regno Unito era notoriamente una misura temporanea introdotta da Pitt il Giovane per finanziare la guerra contro Napoleone). Da lì, c’è stato un lungo processo che ha fatto della tassazione un caposaldo di qualsiasi economia moderna: le tasse finanziano i servizi e la sicurezza sociale, l’assistenza sanitaria e l’istruzione,… Una serie di attività che sarebbero state inimmaginabili per Pitt”.
Una volta descritta cos’è una tassa, Kirkup passa a indagare il “perché la paghiamo” e sostiene che ci sono due risposte distinte a questa domanda.
“Per alcuni, l’imposta è transazionale: paghi e ti aspetti di ottenere qualcosa in cambio. L’imposta rappresenta quindi solo una quota d’iscrizione obbligatoria che paghi per ottenere servizi che potresti o non potresti desiderare e che potresti o non potresti utilizzare. In modo analogo ad un premio assicurativo, l’importo che paghiamo non è correlato a ciò che otteniamo”.
“In generale, i politici tendono a parlare delle tasse come un male necessario, qualcosa che si è costretti a imporre alle persone senza che se ne accorgano troppo”. Un po’ come le piume strappate dall’oca di Colbert.
“Se presenti l’imposta come quel male necessario, l’evasione fiscale o fenomeni come le società offshore hanno un certo senso logico. Soprattutto se ritieni, giustamente o no, di pagare di più di quanto ritorni”.
Il che ci riporta alle aziende che decidono di evitare alcuni pagamenti instradando i profitti attraverso filiali o società offshore. Quindi, se da una parte sembra comprensibile l’atteggiamento di Polonia e Danimarca, dall’altra Kirkup si chiede ”Quante lacrime verranno versate nel Regno Unito se Richard Branson perde la sua compagnia aerea e la sua isola?”
“La domanda davvero interessante sull’imposta dopo la crisi è: c’è la possibilità di convincere più aziende a pagare più tasse? Sono tutti pronti a condannare coloro che non pagano la loro giusta quota di tasse. Ma è altrettanto vero che nessuno premia chi ne paga molte“.
Secondo recenti rapporti fiscali, le 100 maggiori società britanniche hanno pagato £ 84,7 miliardi di tasse l’anno scorso, l’11,7% delle entrate totali del Governo.
“Perché non fare le classifiche ufficiali dei più grandi contribuenti, con i vincitori celebrati e riconosciuti con badge e onorificenze? Perché non nominare i reparti ospedalieri con il nome delle società che hanno fatto di più per finanziarli? Pensate a come potrebbero rispondere le aziende e i plutocrati che sono arrivati al primo posto nell’elenco, e che magari hanno un ospedale che porta il loro nome!”
Insomma potrebbe esserci più di un modo per spennare un’oca. Continua a seguire il nostro blog per rimanere aggiornato sulle novità sulle società offshore e sui paradisi fiscali.