Paradisi fiscali in Europa: la storia

La storia dei paradisi fiscali in Europa

Se è vero che da sempre i cittadini più facoltosi hanno cercato escamotage per non pagare le tasse, possiamo far risalire la nascita dei paradisi fiscali in Europa addirittura all’antica Roma: nell’ultimo periodo dell’Impero romano, infatti, molti cittadini preferivano diventare sudditi dei regni barbarici pur di sfuggire al fisco.

L’era moderna, però, lega da sempre i concetti di riservatezza e regime fiscale favorevole a un Paese europeo in particolare: la Svizzera.

È qui che, ancora prima della grande guerra, il Canton Zugo modificò le proprie leggi per agevolare i cittadini stranieri nella creazione di società e holding diventando così, già dagli anni ‘20, un punto di riferimento per coloro che volevano difendere i loro soldi dalle autorità dei vari Governi. Una tappa fondamentale nella storia di questo paradiso fiscale in Europa è la legge del 1934 con cui il segreto bancario, da consuetudine, diventa legge.

Come avvenne questo passaggio?
Secondo alcuni, questa decisione fu una risposta all’ascesa dei nazisti in Germania nel 1933 e serviva a tutelare i patrimoni degli ebrei dal Governo tedesco.

Secondo altri, invece, la nascita del segreto bancario va fatta risalire ad uno scandalo finanziario in stile Panama Papers, che coinvolse Francia e Svizzera durante la “grande depressione”.

Sembra che nel ‘32 molti cittadini francesi facoltosi fossero soliti evadere il fisco spostando capitali in Svizzera: le stime parlano di 2 miliardi di franchi in gettito fiscale persi. Il Governo francese decise di avviare un’indagine a seguito della quale venne reso pubblico l’elenco dei cittadini francesi che si erano rivolti alle banche svizzere per salvaguardare i loro patrimoni. L’apertura del vaso di Pandora spinse molti a ritirare velocemente i soldi dai conti svizzeri, portando conseguenze negative sulle attività bancarie elvetiche che si basavano sui depositi stranieri.

Alla fine i due Paesi raggiunsero un accordo: la legge bancaria del 1934 impose alle banche più controlli da parte dello Stato ma, contestualmente, introdusse il divieto di divulgazione dell’identità dei clienti. I soldi stranieri ricominciarono ad arrivare e ormai il “modello Svizzera” si era radicato e apriva la strada, già dal dopoguerra, alla nascita di altri paradisi fiscali in Europa e oltreoceano.

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