Paradisi fiscali tra gli Stati membri: qual è la posizione dell’UE?

Paradisi fiscali tra gli Stati membri: qual è la posizione dell’UE?

Abbiamo già parlato del cosiddetto profit shifting all’interno dei paradisi fiscali europei e di quale incredibile giro di affari rappresenti per molte società, anche italiane. Ma qual è la posizione dell’Europa? Cosa sta facendo per monitorare il fenomeno?

Il Covid, come mai prima d’ora, ha fatto emergere la debolezza di molte multinazionali che, per la prima volta, dipendono dal sostegno del Governo per la semplice sopravvivenza: la pandemia ha di fatto sottolineato il ruolo vitale di servizi pubblici stabili e ben finanziati.

Sfruttando questo vantaggio unico, l’Europa potrebbe cogliere l’attimo per  lanciare un’offensiva verso i paradisi fiscali. In effetti, molte nazioni europee si sono mosse in questa direzione e hanno approvato leggi per vietare alle multinazionali che si appoggiano a società offshore di ricevere salvataggi statali legati alla pandemia.

Parliamo per esempio di Paesi come Francia, Danimarca e Polonia. La commissione speciale sui reati finanziari, l’evasione e l’elusione fiscale (TAX3), forte dell’esempio di questi Paesi avrebbe potuto muoversi per estendere la regola agli altri Stati membri.

Ma da Bruxelles hanno deliberato che i piani di salvataggio pubblico destinati all’emergenza Covid non possono escludere chi ha sede in un altro Stato: contrasterebbe con i principi della libera circolazione dei capitali.

Ricordiamo inoltre che, solo nell’ultimo ciclo istituzionale, l’UE ha finalizzato 26 proposte legislative per migliorare la lotta ai paradisi fiscali ma esse sono di fatto prive di efficacia, perché, in materia fiscale, ogni Stato è sovrano.

Quali altre strade può intraprendere allora l’Europa?
Magari una tassazione comune sul reddito consolidato dentro l’Unione Europea, per esempio una tassazione minima al di sotto della quale non si possa andare. Ma per fare questo ci vuole l’unanimità dei voti. Quindi la strada è ancora lunga.

L’unico strumento vero di contrasto sarebbe bollare come “aiuti di Stato” gli sconti fiscali, ma è un’iniziativa che l’UE ha usato con parsimonia su poche aziende e che comunque non ha riportato le tasse là dove sono state di fatto evase.

La Commissione Europea conta ora sulla capacità del coronavirus di accelerare la correzione di alcune distorsioni del sistema fiscale europeo e, proprio in questi giorni, dovrebbe presentare un piano di azione in materia fiscale da proporre al consiglio dei 27. Segui il nostro blog per sapere cosa emergerà.