Conto offshore UE: la Russia prende posizione

La Russia prende posizione verso chi possiede un conto offshore UE

Il presidente Vladimir Putin dichiara guerra a Olanda, Lussemburgo, Malta e Cipro sul piano fiscale e lo fa proponendo un’aliquota fiscale per il trasferimento dei dividendi sui conti esteri pari al 15%.

Il pugno duro verso chi ha un conto offshore è solo una delle misure messe in atto dal Governo russo per evitare che il Paese precipiti in una nuova recessione economica in seguito alla crisi dei fondamentali produttivi post Covid-19, ma soprattutto al calo del prezzo del petrolio.

Quindi, mentre l’Unione Europea resta a guardare, il Cremlino di fatto attacca duramente i paradisi fiscali interni all’UE minacciando di annullare unilateralmente i trattati contro la doppia imposizione fiscale se i Paesi nel mirino di Putin non accettassero di rinegoziare. L’accusa? Lucrare sugli accordi bilaterali sulla doppia tassazione consentendo alle aziende russe di sfuggire all’erario nazionale.

Si stima che in 25 anni la fuga di capitali dalla Russia si aggiri intorno ai 750 miliardi di euro, ma la cifra ufficiale è sicuramente stimata al ribasso.

Per il Governo russo sono numeri da capogiro che segnalano un problema da affrontare a pugno duro. A ciò si aggiunge una situazione politica interna estremamente complessa: la difficoltà di Putin nel trovare un successore, la situazione tesa in Bielorussia e un Pil previsto in picchiata di oltre il 6.5%.

In un quadro di questo tipo è comprensibile che si cerchi di arginare il fenomeno “conto offshore” e il conseguente danno che esso porta alle casse del Paese. Tuttavia, è bene ricordare che gli accordi bilaterali contestati da Putin sono stati per anni funzionali al Governo. La fuga di capitali è stato infatti uno dei componenti fondamentali attraverso cui il Governo ha mediato con la classe di oligarchi che si sono visti ridimensionare il ruolo politico in cambio di favorevoli prospettive economiche.

Ma ora il vento sembra cambiato e non solo si prevede un aumento dal 13% al 15% dell’aliquota massimale di tassa sui redditi oltre i 5 milioni di rubli all’anno, ma il progetto finale è la rottura del circolo vizioso che permette alle società di strutturare le loro attività in modo da pagare dividendi o interessi offshore per sfuggire alle tasse.

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