Fincen Files è il nome dell’inchiesta giornalistica internazionale sulle centrali del riciclaggio di denaro sporco. Dai dati raccolti è emerso un giro di transazioni bancarie sospette indirizzato verso società offshore, per una somma totale di 2.000 miliardi di dollari.
Più di 400 giornalisti hanno lavorato con zelo al progetto per oltre un anno, indagando su oltre 2.000 rapporti. I dati analizzati sono stati forniti dal Fincen (Financial crimes enforcement network), l’organismo antiriciclaggio degli USA a cui tutte le banche sono tenute a denunciare le cosiddette Sar, Suspicious activity report, i bonifici anomali.
L’Espresso, partner italiano dell’inchiesta, da fine Settembre sta pubblicando a più riprese i risultati, da cui sono già emersi molti scoop. Il primo è che la Deutsche Bank detiene il primato negativo delle operazioni sospettate di riciclaggio (1.300 miliardi di dollari). Seguono Jp Morgan (circa 500 miliardi di operazioni sospette) Standard Chartered (più di 160 miliardi) e Bank of New York Mellon (oltre 60 miliardi).
Lo studio si basa sull’analisi di documenti riservati del Tesoro americano, riferiti a un periodo compreso fra il 2000 e il 2017, ottenuti da BuzzFeed News, la società americana di media, notizie e web entertainment, e condivisi con il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi. I Fincen Files descrivono trasferimenti occulti di denaro in società offshore che coinvolgono il mondo intero, rivelando verità inconfessabili come traffici di armi da guerra.
Nel report compaiono molti oligarchi russi molto vicini al presidente, verso i quali Putin aveva già preso posizione per quanto riguarda la detenzione di un conto offshore.
Diverse storie interessano anche l’Italia. Un esempio è la scoperta di un tesoro nascosto in società offshore dall’ex banchiere kazako Mukhtar Ablyazov che nel 2013 riuscì a far annullare la sua espulsione dal Paese, scatenando un’ondata di polemiche contro la polizia italiana.
Ma al centro dell’inchiesta c’è senza dubbio il ruolo delle grandi banche internazionali, che sostengono di aver sempre rispettato la legge. Il report sottolinea che, se è vero che i colossi bancari lanciano l’allarme sui bonifici più anomali, spesso non fanno nulla di concreto per fermarli. Quando vengono denunciati, ciò avviene con sospetto ritardo e insolito tempismo, spesso in concomitanza con uno scandalo e magari quando i tesori sono ormai spariti. A questo punto le banche si trovano costrette a risarcire centinaia di milioni, o miliardi, di soldi sporchi di criminali e terroristi.
Il riciclaggio di denaro sporco, secondo gli esperti, potrà essere frenato solo mettendo al bando ovunque le cosiddette società offshore. Un’ipotesi percorribile visto gli enormi interessi economici coinvolti?
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