E se per salvare i nostri risparmi fosse meglio un conto corrente estero?

E se per salvare i nostri risparmi fosse meglio un conto corrente estero?

Ci sono sicuramente una serie di ottime ragioni per cui aprire un conto corrente estero è una scelta conveniente. I risparmi degli italiani depositati negli istituti di credito sono infatti soggetti a diverse manovre di “erosione”: costi finanziari sostenuti, interessi zero, ma soprattutto, imposte.

Tra queste ce n’è una particolarmente difficile da far digerire ai nostri connazionali: l’imposta di bollo sui conti correnti. Si tratta di una delle tasse meno amate dagli italiani, non tanto per l’importo prelevato, ma perché tocca direttamente i risparmi, il frutto del proprio lavoro e della propria capacità di fare economia. 

Limporto di fatto sembra accettabile: 34,20 euro per le persone fisiche e 100 euro l’anno per le persone giuridiche. Ma il problema di questo tipo di tassazioni, in cui rientra la tanto temuta patrimoniale, è che mettono in dubbio lo stesso art. 47 della Costituzione: “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. L’imposta di bollo, infatti è una tassa sui conti correnti che non dipende dal guadagno, ma semplicemente della presenza di un conto corrente. Si tratta di un prelievo fisso da parte del Fisco, eseguito attraverso l’addebito sul conto su cui gli investimenti sono collegati.

Ma quali sono gli altri fattori che intaccano direttamente i nostri risparmi, spingendo molti connazionali verso la scelta di aprire conto corrente estero?

Partiamo innanzitutto dai costi finanziari sostenuti, per il fenomeno dei tassi negativi. Essi vanno riconosciuti per le somme depositate presso la Banca Centrale Europea e per coprire le quote di adesione ai sistemi di garanzia. Tali costi vengono trasferiti direttamente sui clienti, con l’aumento dei canoni annui e delle spese per singole operazioni. 

Inoltre, su conti correnti, libretti e depositi, oramai nessun italiano si aspetta più interessi attivi, dati i tassi bassissimi o inesistenti. Se si somma l’imposta di bollo, più i costi di mantenimento dei conti correnti, spesso si vede una lieve passività per il risparmiatore.

Salvo che per l’imposta di bollo classica, il cui prelevamento avviene direttamente alla fonte, per le altre tipologie di strumenti finanziari, il risparmiatore può decidere se pagare in modo dichiarativo o amministrativo.

E fuori dall’Italia? Se è vero che l’applicazione dell’imposta di bollo su un conto corrente estero di fatto segue le stesse regole dei conti detenuti in Italia, è altrettanto vero che molti istituti bancari europei offrono minori spese, minor burocrazia, maggiori sicurezze, maggior redditività.

Inoltre, molti Paesi europei stanno sostituendo all’imposta di bollo il cosiddetto “tasso negativo sulla liquidità”. Per esempio in Germania e in Svizzera si applica sui depositi oltre i 100mila euro. In questo caso lo Stato restituisce gli interessi prelevati o li porta in detrazione sul 730, così come già avviene per gli interessi passivi sui mutui.

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