I governi europei stanno facendo a gara per attrarre i ricchi. E lo fanno anche quei Paesi che accusano gli altri di essere un paradiso fiscale. Sapevate per esempio che in Italia alcune fasce di contribuenti, come i calciatori stranieri, godono di particolari agevolazioni fiscali?
La cosiddetta “legge Ronaldo”, introdotta nel 2017 a beneficio del noto campione, prevede 100 mila euro di «tassa piatta» per 15 anni su tutti i redditi di fonte estera (pensiamo agli sponsor, per esempio) per chi arriva da fuori. L’analoga legge spagnola è la cosiddetta “legge Beckham”.
La matrice alla base di queste leggi è il fatto che sono tutte a favore di persone non solo abbienti, ma anche con particolari specializzazioni e soprattutto non domiciliate (non-dom). Qualche altro esempio?
L’Olanda, con il “Ruling 30%” consente a chi prende residenza nel Paese di beneficiare di un’esenzione da imposte fino a un massimo del 30% del reddito da lavoro attuale, per otto anni. Un favore concesso a lavoratori con requisiti di alta specializzazione e con reddito da lavoro tassato all’interno del noto paradiso fiscale.
La Gran Bretagna meriterebbe un capitolo a parte, perché è in assoluto il regno dei “non-dom” e riserva alla categoria svariate e molteplici agevolazioni fiscali.
Anche a Malta ci sono particolari norme per i non domiciliati. Per esempio l’azionista di un’azienda finanziaria può essere tassato una volta sola al 5% su tutti gli utili d’impresa generati all’estero. In questo Paese, tra l’altro, il dipendente “immigrato” può essere considerato un “contribuente non-dom” e può beneficiare così dell’esenzione da imposta sui redditi non derivanti da imprese residenti.
Il Belgio attira i professionisti con le “Special expatriate tax concessions” grazie alle quali i soggetti beneficiari sono equiparati a non residenti e pertanto tassati solo per i redditi di fonte belga. La Francia invece ha il “passeport talent” che attrae chi lavora nella finanza dalla City. Ma anche Ungheria, Lussemburgo, Grecia, Portogallo, Bulgaria, Lettonia, Gibilterra, Svizzera e Irlanda hanno regimi da paradiso fiscale per i redditi dei ricchi “non-dom”.
In tutta Europa sempre più soggetti godono di leggi parallele perfettamente regolari, e assai diverse rispetto a quelle alle quali si adeguano milioni di persone meno facoltose e meno capaci di divincolarsi nel ginepraio fiscale.
Le tasse in Europa viaggiano sempre più su due binari. Sono infatti pesanti e sottoposte a controlli capillari per la popolazione meno mobile e meno ricca, lievi e “ad hoc” per chi ha molto denaro, talenti unici, qualifiche di alta specializzazione, e società articolate tra diverse giurisdizioni. Quello dei non-dom è un mondo di individui facoltosi, non ancorati al territorio e legalmente liberi dalle tasse. Il paradiso fiscale per loro è a portata di mano.
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