L'evasione italiana verso i paradisi fiscali in Europa e oltreoceano: ecco i numeri

L’evasione italiana verso i paradisi fiscali in Europa e oltreoceano: ecco i numeri

Nello scorso articolo  vi abbiamo raccontato del Beps Project, varato dall’OCSE con l’intento di arginare il profit shifting verso i paradisi fiscali in Europa e fuori dal continente.

Le ragioni dell’importanza di tali misure di contrasto risiedono nel fatto che il BEPS sottrae ingenti risorse alle economie nazionali. La stima fatta dall’Ong Tax Justice Network parla di oltre 400 miliardi di dollari all’anno, a livello globale, di cui circa 240 miliardi ad opera delle aziende e 180 dei privati. I Paesi OCSE sono responsabili di circa il 60% delle somme evase dai privati.

I Paesi che si avvantaggiano maggiormente da questo fenomeno sono le Isole Cayman, giurisdizione d’oltremare della Gran Bretagna, seguita da alcuni paradisi fiscali in Europa come la Gran Bretagna, l’Olanda e il Lussemburgo. Le Cayman detengono il primato anche per quanto riguarda la segretezza bancaria, ma se la cavano bene anche Usa, Svizzera, Hong Kong, Singapore e Lussemburgo.

Sono nove i paradisi fiscali che attraggono ogni anno il più del 40% degli investimenti diretti esteri globali e oltre il 40% dei profitti realizzati dalle grandi multinazionali; in questo caso il profit shifting ammonta a circa 740 miliardi l’anno, ovviamente sottratti alle economie dei Paesi con fiscalità più attenta.

E l’Italia? Per il nostro Paese questo dumping fiscale rappresenta una perdita di gettito di circa 6 miliardi e mezzo all’anno.

Secondo il rapporto di Tax Justice Network, la ricchezza detenuta nelle giurisdizioni offshore proveniente dall’Italia è pari a più di 160 miliardi di dollari. I nostri connazionali prediligono gli investimenti esteri diretti verso Paesi a noi vicini come l’Olanda e la Germania, ma anche gli Stati Uniti. A sua volta, verso l’Italia converge l’evasione fiscale di Albania e Montenegro.

Parliamo di numeri enormi, sia a livello globale che italiano. Le proposte in atto come il Beps Project lavorano tutte verso una maggiore cooperazione internazionale, e mirano all’introduzione di un’aliquota minima sulla tassazione degli utili d’impresa che sia comune a tutti i Paesi del vecchio continente. Questo potrebbe rappresentare un elemento di coesione e un segnale inequivocabile contro i paradisi fiscali in Europa. Questi sembrano però sopravvivere e prosperare nonostante le politiche di contrasto alla pianificazione fiscale aggressiva: lo spostamento di base imponibile dai Paesi ad alta fiscalità verso altri con pressione fiscale bassa o nulla, muove ancora un giro d’affari di dimensioni colossali. Vorresti maggiori informazioni sul tema? Contattaci!