Il 1° Gennaio 2021 ha segnato un nuovo inizio per la Gran Bretagna, che dopo ben 47 anni, lascia l’Unione Europea.
È la fine di un’epoca e l’inizio di un periodo ricco di possibilità ma anche di incertezze per chi ha aperto una società inglese, chi ha business nel Regno Unito o chi intrattiene con esso rapporti commerciali.
La possibile iniziale instabilità politica ed economica dovuta al cambiamento di leggi e disposizioni, potrebbe ripercuotersi sui tanti connazionali che hanno scelto l’Inghilterra come terra in cui sviluppare i propri affari.
Ora che Londra è ufficialmente entrata nell’era post Brexit, mette finalmente in atto quell’accordo commerciale, così faticosamente raggiunto, che elimina tariffe e quote e non pone limiti alla quantità di prodotti commerciabili tra le due aree. Tuttavia esso introduce un gran numero di barriere non tariffarie, formalità e certificazioni, norme sanitarie, etichettature, dichiarazioni doganali, licenze speciali, test e controlli. Tali limitazioni hanno portato, in queste prime settimane del 2021, ad un sensibile rallentamento delle procedure alle frontiere.
Se nel 2019 l’interscambio fra Italia e Gran Bretagna era stato di circa 30 miliardi di sterline (20 miliardi di nostre esportazioni e dieci di importazioni). Nel 2020 complice il Covid 19 i volumi si erano contratti di circa il 20%. Cosa succederà ora? Sicuramente le aziende dovranno adattarsi al nuovo regime doganale con i suoi costi aggiuntivi. Gran parte dell’export italiano verso la Gran Bretagna riguarda il settore food. Prosecco, burrata e prodotti tipici del nostro Paese sono molto apprezzati oltremanica ma sono anche prodotti suscettibili a “frizioni” doganali.
La fine della libertà di circolazione, fortemente voluta da Londra, ha posto limiti ai movimenti anche all’interno della stessa Gran Bretagna. Ne consegue che anche chi ha una società inglese ne pagherà le conseguenze. Per esempio i camion non possono entrare nel Kent o nella contea di Dover, senza un permesso speciale che dura 24 ore. Pena una multa di 300 sterline e il ritorno del camion al mittente.
Chi ha aperto una società inglese come una ltd, sa però che i vantaggi dell’apertura di una “company” sono tutelati da leggi parlamentari, Brexit o no. La ltd è una realtà protetta e costituita con leggi ben consolidate: nulla verrà modificato da questo punto di vista né sarà necessario registrare nuovamente la società. Lo stato di costituzione di una società per i non residenti ha le stesse regole sia per i Paesi UE sia extra UE.
Anzi, potrebbero addirittura prospettarsi scenari agevolati per chi ha una società inglese: una più bassa aliquota fiscale e una maggiore possibilità di accedere ad accordi economici agevolati con i vari Paesi. Di contro però, la cancellazione dell’European Communities Act che non permetterà di confluire nel sistema normativo della Gran Bretagna.
Chi ha intenzione di aprire una società inglese non deve certo abbandonare l’idea, anzi, essa continua a mantenere inalterati i suoi innegabili vantaggi. Ma la Brexit ha scombinato le carte ed è importante essere aggiornati sulla situazione per poter trarre il massimo vantaggio dalle proprie scelte finanziarie.
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