Paradisi fiscali che si oppongono alla minimum tax | Paradisi Fiscali

Alcuni paradisi fiscali dicono di no alla minimum tax globale

Sono tre i paradisi fiscali che più si oppongono alla tassa minima globale prevista per il 2023: si tratta di Irlanda, Estonia e Ungheria.  Queste nazioni preoccupano i membri del G7 e la corporate tax minima del 15% sembra un obiettivo sempre più difficile da raggiungere. 

L’Ungheria nel tempo ha visto dimezzarsi l’aliquota sul reddito, attualmente stabile al 9%. Sicuramente un dato importante, dal momento che Budapest è riuscita ad attrarre fruttuosi investimenti soprattutto nel settore automobilistico e manifatturiero. Un Paese dalle molte agevolazioni per chi investe sulla ricerca e meta ideale per i pensionati anche grazie ai bassi costi di gestione

Per queste e altre ragioni l’aliquota al 15 % è ritenuta troppo alta e deleteria per l’economia, secondo le parole del ministro delle Finanze ungherese Mihaly Varga. 

Parere condiviso anche dall’Estonia, considerata tra i paradisi fiscali più competitivi per la sua corporate tax, applicata solo in caso di dividendi. Questo Paese, inoltre, presenta uno dei regimi fiscali più vantaggiosi al mondo: l’aliquota, infatti, è pari a zero quando i profitti societari sono investiti nella società. 

Burocrazia snella, tassazione leggera e basso cuneo fiscale sono i principali vantaggi di questo Paese. Una particolarità dell’Estonia, che la rende una nazione particolarmente attraente per gli investitori stranieri è l’e-residency, la residenza digitale. 

L’attrattività fiscale non manca neanche all’Irlanda, sede legale dei più grandi colossi sul mercato. Questo Paese ha adottato un’aliquota fissa al 12,5%, dimezzata per le imprese che traggono profitto da brevetti e software.

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