Pochi giorni fa è arrivata la notizia della decisione di Bruxell di congelare la proposta della digital tax, già concordata in sede OCSE. Ogni paradiso fiscale in Europa o in America può, quindi, tirare un sospiro di sollievo.
L’accordo verso cui la segretaria al Tesoro statunitense Janet Yellen ha mosso molte critiche, è stato infatti rinviato. Il motivo è molto semplice: la nuova proposta potrebbe colpire le grandi aziende americane, o meglio, i colossi del web. Siccome è difficile trovare una linea che accontenti tutti, la decisione è stata rimandata. La digital tax, quindi, rimane un’ipotesi, più o meno concreta, sempre meno realizzabile.
La mancata decisione rappresenta un vantaggio per un paradiso fiscale come l’Estonia. Il Paese ha più del 98% di aziende avviate online e oltre il 99% delle transazioni bancarie effettuate elettronicamente.
Si tratta di una società tecnologicamente avanzata dotata di un sistema fiscale semplice e business-friendly: l’aliquota dell’imposta sul reddito per privati e società è solo del 20%. In molti hanno già scelto questa nazione per la propria attività: infatti vi si registra il maggior numero di start up attive.
Anche la Georgia, in cui l’apertura delle nuove imprese è tra le più veloci al mondo, può essere aggiunto alla lista dei paradisi più avanzati. Il suo regime tariffario non ha barriere, gode dell’esenzione della doppia imposizione fiscale e inoltre non possiede più l’obbligo di convertibilità valutaria.
Insomma entrambi i Paesi sono adatti per avviare un nuovo business o dare origine ad una innovativa start-up online.
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