Pur essendo un paese completamente white list, tra i paradisi fiscali in Europa, l’Olanda prevede tutta una serie di agevolazioni che rendono il suo sistema fiscale molto conveniente.
Rispetto a tante altre nazioni europee, il paese si configura come uno dei più vantaggiosi dove trasferire o aprire un’attività. Se ne sono accorte molte aziende italiane, da Luxottica a Ferrero, passando per Campari e Mediaset, fino alla Exor, la holding della famiglia Agnelli. Moltissime realtà di eccellenza Made in Italy hanno deciso, dunque, di trasferire la propria sede in questo Stato.
Ma questa migrazione è davvero così recente?
No, in realtà la migrazione di aziende multinazionali verso Amsterdam è un fenomeno che avviene dalla fine degli anni ’80. Il motivo? Molto semplice. Questo paese, tra i paradisi fiscali in Europa è il più agevolato sul fronte del sistema di tassazione per le società strutturate: il 20% verso fatturati annuali fino a 200.000 € e il 25% per fatturati che vanno oltre questa cifra. Ma il vero vantaggio si cela soprattutto sui dividendi, sui guadagni da cessioni di partecipazioni, royalties e plusvalenze. Essi non hanno alcuna imposizione fiscale, cosa che ovviamente favorisce le società sul fronte, fondamentale, degli investimenti finanziari.
Nel 2020, l’economista G. Zucman ha stimato che le aziende europee portano circa 10 miliardi di euro all’anno al fisco olandese. Numeri come questi confermano che il tema dei paradisi fiscali resta centrale nel dibattito economico all’interno dell’UE. Infatti paesi come Irlanda e Lussemburgo, o lo stesso Regno Unito, offrono agevolazioni tali da attirare enormi capitali dall’estero, anche dall’Italia.
Il focus sui paesi che offrono fiscalità agevolata si è spostato negli ultimi anni anche verso est. Ecco che paradisi fiscali in Europa, come Ungheria ed Estonia, ad oggi offrono condizioni fiscali davvero vantaggiose.
In Ungheria, la politica fiscale permissiva introdotta dal primo ministro Orbán ha aiutato l’economia a crescere mantenendo alto il suo consenso tra i cittadini. Anche molte aziende italiane sono state incentivate a sposarsi in Ungheria per motivi fiscali. Tuttavia, aprire una società in Ungheria con BSD può costare solo 6.500 €, opzione da valutare attentamente con l’aiuto dei nostri esperti.
Si aggiunge il caso dell’Estonia, dove le aliquote per le imprese vanno dal 14 al 20% e le tasse si pagano solo sui profitti distribuiti (se un’impresa decide di reinvestire i propri profitti, questi non vengono tassati). Un motivo più che valido per annoverare questo paese baltico tra i paradisi fiscali in Europa, dove l’investimento iniziale è di soli 8.000 euro.
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