I paradisi fiscali sono paesi che permettono di usufruire di agevolazioni fiscali. Alleggeriscono o addirittura annullano la tassazione sugli introiti delle imprese, per salvaguardare la propria situazione finanziaria. Consentono anche di avviare rapidamente pratiche per nuovi progetti, evitando restrizioni e lungaggini burocratiche.
Se ne contano più di 150 in tutto il mondo. Generalmente queste parole evocano paesi lontani, esotici, come le Seychelles, le Bahamas o le Isole Canarie. Tuttavia l’apertura di una società offshore può avvenire sia a livello internazionale che all’interno dell’Unione Europea.
Un esempio è la Lettonia, divenuta membro dell’UE nel maggio del 2004, ha adottato l’Euro il 1° gennaio 2014, diventando il 18° Stato nell’Area Euro.
Ma cosa la accomuna ai paradisi fiscali?
La nazione baltica, situata nell’Europa Nord-Orientale, conta più di due milioni di abitanti e offre diverse opportunità a chi decide di investirvi i propri capitali. Innanzitutto le regolamentazioni sono state semplificate, per agevolare la costituzione di nuove società. Inoltre la Repubblica lettone offre anche una serie di incentivi agli investimenti, come porti franchi, zone economiche speciali e sgravi fiscali per le piccole imprese.
Uno stato molto simile è l’Ungheria, la quale offre innumerevoli vantaggi per gli investitori esteri. Ad esempio l’aliquota fiscale sul reddito d’impresa si è letteralmente dimezzata negli ultimi 20 anni: dal 18% al 9%. Per coloro che, invece, decidono di investire nella ricerca, l’aliquota è ancora inferiore, pari al 4,5%.
I pensionati possono decidere di trasferire qui la propria residenza per usufruire di una flat tax del 15% e un costo della vita poco elevato.
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