Era il 3 Aprile 2016: più di 200.000 le società offshore coinvolte in quella che è stata la più grande fuga di notizie, avvenuta per mano di una società che creava e gestiva conti offshore.
Stiamo ovviamente parlando dei «Panama Papers», lo scandalo finanziario maturato da un’inchiesta giornalistica che è valsa un premio Pulitzer ai cronisti dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), il network che ha raccontato gli affari dello studio legale panamense Mossack Fonseca. Dallo studio, fornitore di società offshore in numerosi paradisi fiscali sono usciti 11,5 milioni di documenti, pieni di informazioni sulle enormi somme di denaro depositate da nomi illustri nei paradisi fiscali gestiti dallo studio, che coinvolgevano circa 14 mila clienti. Un numero enorme, così come enorme l’eco mediatico a seguito della pubblicazione. A fare scalpore, però, è soprattutto l’identità delle personalità coinvolte: 140 politici di tutto il mondo, primi ministri, capi di Stato tra cui David Cameron, politici russi vicini a Putin, grandi campioni dello sport, familiari del leader cinese Xi Jinping, re sauditi, premier, attori, imprenditori.
Recentemente, una seconda fuga di documenti, pubblicata a Giugno 2018, svela nuovi nomi: personaggi illustri del mondo dell’economia, sport, spettacolo e politica. Sono molti gli italiani coinvolti. Una nuova puntata dei Panama Papers, che include documenti riservati ed email, identità dei beneficiari e atti dei procedimenti penali avviati: un’enorme quantità di materiale inedito, che copre un arco di tempo di circa due anni (inizio 2016 – fine del 2017) .
La nuova inchiesta del consorzio ICIJ svela i tesori di ricchi e potenti in giro per i paradisi fiscali del mondo, fotografando gli effetti devastanti dei post-Panama Papers nel riservatissimo contesto dell’offshore. Panico diffuso già nel 2016, prima della pubblicazione degli articoli sulle testate internazionali: lo studio Mossack Fonseca fu letteralmente preso d’assalto dalle società che avevano fatto da tramite, ma anche alcuni titolari di società offshore. L’ inchiesta giornalistica aveva messo da subito lo studio Mossack Fonseca di fronte all’evidenza del gigantesco deficit di informazioni nei propri registri.
Costretti a ricercare furiosamente l’identità dei beneficiari, i dipendentisti si erano resi presto conto che per anni lo studio aveva ignorato l’imposizione internazionale di specificare e verificare l’identità dei propri clienti. Restano ancora ignoti i proprietari di migliaia di conti offshore.
Continua la caccia ai nomi in tutto il mondo, così anche in Italia. L’Agenzia delle Entrate ha da poco comunicato di aver identificato una prima lista di quasi mille italiani con società aperte all’estero dallo studio Mossack Fonseca. Attualmente ci sono diverse indagini in corso, ma le più importanti restano ancora segrete.
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